Silvio Berlusconi
Silvio Berlusconi
(da Nomi d'oggi, ed. Tango, 1988)
Le origini di Silvio Berlusconi, come quelle di Bartolomeo Colleoni e della Coca Cola, sono piuttosto incerte. Per approssimazione, dando credito alla leggenda della sua proverbiale attività, possiamo azzardare che egli nasca dal Monviso intorno al 1936, I anno dell'Impero.
Ancora scolaretto Silvio dà prova delle sue eccezionali qualità vendendo «pensierini» ai compagni meno dotati; comincia insomma a manifestarsi in lui quella particolare attenzione verso i più somari che sarà in seguito origine del suo successo.
A 18 anni, durante le vacanze estive, s'imbarca su una nave della linea Costa come intrattenitore di croceristi. «Porgevo il benvenuto a bordo - ricorda - Siccome i passeggeri erano soprattutto francesi, io cantavo le canzoni di Becaud, Aznavour, Montand e Mitterrand; organizzavo giochini (baccarat, chemin de fer, le cinq), improvvisavo quiz (chi disse «Anche Til, Jacques, Fili Mi» ?), insomma, tenevo allegra la banda». Un giorno, passando davanti a Suez, telefonò personalmente a Nasser e gli disse perentorio: «Questo canale deve essere riaperto immediatamente»; Nasser accondiscese ed ebbe in cambio il Sinai la Striscia di Gaza e Telelombardia.
A soli 23 anni Berlusconi si laurea in legge all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano con una tesi dal titolo: «La pubblicità è l'anima del commercio», un pamphlet molto violento contro la corrente di pensiero romana capeggiata da Sergio Saviane per cui, invece, «la pubblicità è l'anima de li mortacci».
Siamo nel 1959 e Berlusconi, per festeggiare il dottorato vola negli Stati Uniti. E’ una vacanza meravigliosa e istruttiva, nel poco tempo a disposizione vede più città che può: New York, Los Angeles, san Diego, Dallas, Dynasty, Miami Vice. Insomma, ritorna in Italia con la testa piena di idee. Ma i tempi non sono ancora maturi; così egli investe i risparmi accumulati nell'intensa attività giovanile, in una società edile, la Cantieri Riuniti Milanesi. Per il futuro re dei network si inizia un decennio interamente dedicato alle costruzioni: Centro Edilnord di Brugherio, Milano 2, Milano 3, Olbia 2, Firenze 055. Gli anni passano e finalmente per Silvio è arrivato il momento, dopo aver dimostrato di avere i mattoni, di tirar fuori anche le antenne. Con gli enormi capitali che la vendita di migliaia di appartamenti gli ha procurato, Berlusconi fonda Telemilano. All'inizio si limita ad osservare: della tv vuole capire tutto: come si usa una telecamera, un mixer, una valletta. Poi passa al contrattacco attraverso una rigida applicazione di un decalogo televisivo, da lui stesso redatto, che sostiene:
1) Non è la televisione a far grande un uomo ma è un uomo a far grande una televisione.
2) Tutti i pubblici sono stupidi ma è un cattivo «anchor man» chi glielo fa capire.
3) In una televisione moderna tutti dovrebbero usare il. più possibile termini angloamericani, tranne Mike Bongiorno.
4) L’Italia è un paese di poeti, sarti e televisori.
5) E’ l'abito che fa il monitor.
6) Se l'uomo discende dalla scimmia il comico televisivo discende da Beruschi.
7) La pubblicità in video non deve scandalizzare: chi è senza bucato scagli la prima pietra.
8) Anche un pastore lucano deve capire le mie trasmissioni. Per questo assumerò la Zanicchi. Farà la valletta del pastore lucano.
9) Solo i cretini hanno tante idee. lo ho Cecchetto che è un vulcano. Vox populi vox digei.
10) Biagi ha detto: «Se Berlusconi avesse le tette farebbe l'annunciatrice»; non è vero: se l'annunciatrice avesse le tette se la farebbe Berlusconi.
11) Un buon dirigente deve sapere che un decalogo ha dieci punti. Se sei un dirigente della Fininvest e stai leggendo in questo momento, sei licenziato in tronco.
Il successo è travolgente e nel 1980 nasce ufficialmente il network di Canale 5. Per simbolo Berlusconi sceglie il biscione visconteo con un fiore in bocca, giudicando di cattivo gusto le alternative che erano: un biscione con Carmen Russo in bocca, oppure Carmen Russo con un biscione in bocca. Nel 1982 il fatturato del network supera già i 200 miliardi; nel 1986 i miliardi sono già più di 1000 e gli utili percentualmente superiori a qualsiasi altra attività industriale. Fattosi la fama dell'easy money maker e del Craxi made man Berlusconi non sa più dove mettere i soldi. Non solo ha tutto quello che serve, ma ha anche tutto quello che non serve: dalle miniature giapponesi a Sorrisi e Canzoni, da Montanelli a Arrigo Sacchi.
Ed è proprio questa sua passione per le cose inutili che gli ha fatto passare dei momenti amari. Ma si riprenderà (lo scudetto ne è un primo segnale) perché non gli mancano di certo spirito d'iniziativa e lealtà. Anche se, come ha detto Donadoni: «I presidenti saranno anche leali, ma sono le ali che non saranno mai presidenti».