L'unità su Walter Veltroni

Su Walter Veltroni

Questo articolo per l'Unità è stato scritto nel maggio del '96, quando Veltroni diventò ministro della Cultura e vice presidente del Consiglio nel primo governo Prodi. Aveva appena lasciato la direzione del quotidiano al quale ci aveva chiamati a collaborare.

Il nostro-vostro ex direttore Walter Veltroni ha in comune con noi abbastanza cose, anche se sarebbe più corretto dire il contrario e cioè che siamo noi che abbiamo abbastanza cose in comune con lui, dato che dei tre Veltroni è certamente il più abile e quindi anche l'unico adatto a fare il ministro. A dire il vero Romano Prodi, durante una storica partitella a pallone al campo dell’oratorio di Sariano in cui non toccò palla, ci promise, in cambio di una marcatura più benevola, il Ministero del Cabaret e ad interim l’Avanspettacolo con delega alla Battutaccia da Bar. Noi in realtà avremmo preferito che ci offrisse il Ministero della Satira con delega all'Autolesionismo, ma comunque non se ne fece niente: in porta dall'altra parte c'era il giudice Caselli con tutta la sua scorta e non ci sentivamo di fargli un torto (anche per via della scorta) permettendo di segnare un gol a uno come Prodi, che sta al pallone come Edo Ronchi sta allo smoking. Morale: il Prof continuò a non vedere biglia - uscì alla fine del primo tempo riconvertendosi alla più consona bicicletta - e Veltroni, che in quella partita non c’era, fece come farà Baggio, assente dagli Europei: ne trasse il massimo vantaggio. Così si beccò lo Spettacolo, i Beni Culturali, quelli Ambientali e già che c’era anche lo Sport. Farà benissimo, ne siamo certi.

La Cultura a Veltroni ci riempie di godimenti di ogni tipo, soprattutto quando pensiamo che in momenti come questo, mentre andiamo a dormire, lui sta vegliando su di noi e su mezzo centinaio di milioni di italiani. La lucina del suo studiolo è accesa e se il passante che si attarda in cerca di emozioni notturne potesse essere un moscerino e entrare, attraverso qualche pertugio, da quella grande finestra illuminata sul mondo, troverebbe di certo lui - il Walter - proprio come ora noi tutti lo immaginiamo. E cioè seduto alla sua scrivania, il volto segnato e austero nella penombra, che si trastulla con quel cazzo di giochino di Internet, a lanciare messaggi multimediali come un camionista rimbambito dal suo cb. Ecco una cosa che ancora ci divide (l’unica, anzi no, ce n’è un’altra: la Juventus) dal poliedrico Numero Due: quel suo ostinato “navigare” la notte. Lui di computer sa tutto, noi pochissimo, quanto ci basta per scrivere e archiviare, e l'invidia si spreca.

Per il resto, come dicevamo, ci piace pensare che molte cose ci legano al nuovo Ministro della Cultura. Cose da non sottovalutare. Come la sigla di Mai dire gol, per esempio, o tutti i versi, portati a memoria con malcelata emozione, di Buonanotte fiorellino. Ancora, se vogliamo esagerare, le figurine Panini e le biglie - su tutte, quelle trasparenti da sabbia - con Defilippis o Massignan disegnati dentro.

Non stiamo scherzando, ora: è tutto vero. Sembrano cose minori, queste, distrazioni e infantilismi che gli esperti (parrucconi e non) spesso liquidano con etichette altosonanti del tipo della ormai abusata "sindrome di Peter Pan". Ma a noi Peter Pan è simpatico perché era uno che volava e cercava di insegnare agli altri come riuscirci. Certo, se tutto si limitasse a questo sarebbe poca cosa. E invece naturalmente c'è anche il Resto, ma il Resto da solo non ha valore, se nella vita non si sa essere anche un po' bambini.

Riuscirà Veltroni, neo Ministro alla Cultura, a farsi accettare da chi non concepisce che si possa mischiare Tex a Popper, il Maciste di Carlo Campogalliani all’Ulisse di Joyce? Speriamo. Intanto leggiamo sul Corriere della sera una strana tabella sui suoi presunti “Magnifici sette” e su “chi va su” e “chi va giù” in una sua ipotetica classifica di merito. Come se il più buonista dei buonisti, tanto buonista da rasentare l'accusa di ingenuità, potesse fare classifiche da presa del potere. Boh. Che cosa significa presupporre nei magnifci sette veltroniani la Archibugi, Nanni Moretti, Tabucchi, Scola, De Gregori, Bianca Berlinguer, Sandro Veronesi e dimenticare Tafazzi? E Ravanelli? Pippo Pluto e Paperino? L’orso Yoghi (doppiato da Claudio Lippi)? E la fidanzata di Lippi, la mitica Luana (doppiata dall’orso Yoghi)? Succede così, quando non si ha dimestichezza con la materia. Succede per esempio di mettere tra i “chi va su” Luca Barbareschi “che è di An ma è buon amico di Minoli”. Anche se rivendichiamo affinità veltroniane siamo contenti di non essere finiti nella mischia dei grafici "pro e contro", "amici e nemici". Le affinità si misurano sulla conoscenza e sui progetti, molto meno nei salotti. Siamo così curiosi e coinvolti dal nuovo corso che potrebbe segnare per i prossimi anni la cultura italiana che, rispetto all'informatica, confidiamo di rimediare alle nostre lacune. Presto ci documenteremo persino su Internet e capiremo che HTLM non è la marca di un motorino né una compagnia aerea, e che la Web non è una marca di wurstel, né una nuotatrice della Germania dell'Est. Lo facciamo fidandoci.

Al contrario, nel caso che le nostre aspettative andassero deluse, saremmo i primi a bastonare nell'unico modo che ci riesce bene: la satira. Ma se il buongiorno si intuisce dal mattino vedrete che ci divertiremo. Il Walter è uno che ha scritto (pagina 222 del suo libro Certi piccoli amori) di Sansone, colossal di cartapesta datato 1961: "Sansone è un filmone. (...) I film mitologici sono tenerissimi, sono dei microchip dei colossal americani, sono pieni di ottimi sentimenti e della giusta distinzione tra buoni e cattivi. Ricordo di aver visto una maratona di questi film al 'Massenzio' del 1977. Una marea di gente entusiasta e partecipe, tifosa e commossa. In un Maciste c'era una scena in cui Maciste stesso si dibatteva freneticamente cercando di divincolarsi da un pitone aggrovigliato sul collo. A un certo punto si alzò dal fondo, in un magico silenzio, un autentico genio che gridò a squarciagola: 'A Maciste, mozzicaje le chiappe!' ". E allora, anche senza magici silenzi: "A Walter, mozzicaje le chiappe...".

 

Gino & Michele