L’idea di raccogliere in un libro le migliori battute nasce intorno alla metà degli anni 80. A quei tempi si passava la più parte del nostro tempo in uno squallido palazzone della periferia nord di Milano. Ufficialmente a scrivere testi per i comici di “Drive in”, più realisticamente a annoiarci e cazzeggiare tra la registrazione di uno sketch e l’altra. Discutendo tra noi (c’erano le migliori menti comiche dell’epoca, quelle del cosiddetto “Gruppo Ricci”) si annotava che esistevano manuali di ogni cosa, ma che mancava una classificazione seria delle battute che, in fondo, erano il nostro pane quotidiano. Iniziammo così a archiviare quanto di buono ci capitava di ascoltare. Purtroppo non esistevano ancora i computer, sicché ci toccava riempire cassetti di fogli, biglietti del tram, scatole di fiammiferi, qualsiasi cosa insomma sulla quale ci riuscisse di annotare battute. Così per qualche anno. Poi accadde che, chiusa l’esperienza di “Drive in”, ci avventurassimo in un’impresa editoriale tanto economicamente suicida quanto ricca di talenti e intuizioni. Si trattava di un mensile, “TIC”, da noi diretto insieme con Giancarlo Ascari e Franco Serra. Bellissima anche se breve esperienza. Nel primo numero, uscito nel febbraio del 1989, inserimmo una rubrica che chiamammo Selezione del Rider Digest affidandola a Matteo Molinari, il più giovane degli autori del Gruppo Ricci e grande esperto di comicità soprattutto americana. Per la cronaca la prima battuta pubblicata nella Selezione era di Steve Martin, tratta da “Roxanne” e diceva (parlando del naso grosso di Cyrano): “Sa, potrebbe sdrammatizzare il naso con qualcosa di più ampio… l’Australia per esempio!” L’esperienza di “TIC” durò purtroppo poco più dello spazio di un mattino, ma intanto le battute si accumulavano. Finché ci venne l’idea di selezionarne cento, le migliori a nostro giudizio, e inviarle a cento fra comici e addetti ai lavori, insomma esperti del settore, chiedendo a ciascuno di sceglierne 5 per poi raccogliere il tutto e proclamare la Battuta del Secolo. Si trattava in realtà di un pretesto per organizzare una serata speciale a Zelig e fare in modo che la stampa, occupandosene, facesse un po’ di pubblicità al locale, a quei tempi in grande sofferenza. Tutto questo si concretizzò in una serata veramente speciale condotta da Claudio Bisio e Antonio Catania certamente nei primi mesi del 1990, ma non riusciamo a essere più precisi. La battuta vincitrice e quindi giudicata la migliore del secolo era di Walter Fontana, allora non ancora autore affermato, e così recitava: “Era un bambino presuntuoso e saccente. Quando la maestra di prima elementare gli chiese <Ma tu credi in Dio?>, lui rispose: <Beh, credere è una parola grossa. Diciamo che lo stimo>”. La serata ebbe un interesse così evidente che a quel punto divenne per noi quasi una sfida cercare un editore che pubblicasse la nostra ormai corposa raccolta. Il progetto prevedeva un mix di circa 500 tra battute, arguzie e aforismi senza alcuna logica apparente, non raggruppate cioè ne’ per autore, ne’ per argomento, ma che si susseguivano con un legame quasi musicale, a orecchio, come fosse, appunto, una compilation di brani. Inoltre non volevamo guadagnare vendendo un libro di cui eravamo solamente i curatori, per cui ci accordammo con un amico prete, Vittorio Ferrari, fondatore della Comunità Nord Sud che gestiva un centro di prima accoglienza a Fizzonasco, per devolvere a lui gli eventuali proventi. Molto eventuali visto che gli inizi della nostra ricerca furono assolutamente scoraggianti. La Mondadori, che per prima aveva visionato il materiale, si mise a ridere. Non nel senso che le battute funzionavano, ma nel senso che una simile miscellanea la riteneva sconclusionata e non pubblicabile. E quando ormai tutto sembrava perduto come nei romanzi di cappa e spada ecco spuntare all’orizzonte la sagoma del salvatore, che per la cronaca di nome faceva Oreste e di cognome Del Buono. Gli mancava solo il cavallo che si impenna e il sole alle spalle che tramonta per sembrare Zorro! Grande. La ricostruzione praticamente finisce qui, nel senso che il resto è noto e comunque si può leggere nell’introduzione che lo stesso Zorro-Del Buono scrisse per la raccolta dei primi volumi delle Formiche. Comunque, riassumendo, Oreste, allora responsabile dei tascabili Einaudi, si impuntò (spalleggiato dal nipote Alessandro Dalai, allora Ad di Einaudi) affinché Anche le formiche nel loro piccolo s’incazzano uscissero con il prestigioso Struzzo torinese. La battaglia fu tutt’altro che facile, ma naturalmente alla fine la spuntarono Del Buono e Dalai e Le formiche uscirono in pochissime copie sugli scaffali. Poi si sa il passaparola è più potente di qualsiasi strategia, e di quel libretto, che firmammo ovviamente con il povero Matteo Molinari, si vendettero circa ottocento mila copie. Matteo Molinari è qui detto "povero" nel senso che nella prima microscopica (e quindi preziosissima) tiratura il suo nome neppure compare in copertina per un errore che nessuno ha mai saputo spiegare e che ormai appartiene alla storia e alle bancarelle dei libri rari. Comunque ancor oggi chi acquista un tascabile Einaudi può controllare nell’elenco finale del catalogo che al numero 43 compaiono Gino&Michele Matteo Molinari, al 44 Balzac, al 45 Proust. Vedere per credere. La prima serie di Formiche si compose di tre libri: Anche le formiche nel loro piccolo (Einaudi 1991), Anche le formiche nel loro piccolo s’incazzano, Anno Secondo (Baldini&Castoldi 1992), Le Formiche Ultimo Atto (Baldini&Castoldi 1993). Nel 1995 uscì Anche le formiche nel loro piccolo s’incazzano Opera Omnia, che raccoglieva i tre volumi precedenti con l’aggiunta di un migliaio di battute inedite. Poi una pausa fino al 1999 quando, sempre per Baldini&Castoldi uscì Anche le formiche nel loro piccolo s’incazzano anno 2000, senza la firma di Matteo Molinari che nel frattempo aveva questionato di brutto con l’editore Dalai. Poi ogni due anni una nuova raccolta fino a oggi, quasi una Guida Michelin della battuta che raccoglie il meglio della produzione comica del biennio precedente. Da segnalare che dall’edizione del 2004 le Formiche diventano Cicale perché passando da Baldini a Kowalski, per evitare confusioni, si accettò di cambiare insetto, forse meno famoso ma con le ali comprese nel modello base. Dal 1991 ad oggi sono 5810 le battute pubblicate. Tutte classificate per autore e argomento.
a cura di Gino & Michele
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