Jaber Ahmed al Berlusconi

Jaber Ahmed al Berlusconi

Jaber Ahmed al Berlusconi
(da Saigon era Disneyland in confronto, Baldini e Castoldi, 1991)

Quando, la mattina del 2 agosto 1990, Sesto San Giovanni, uno dei paesi più proletari e turbolenti dello scacchiere lombardo, con un'azione di forza senza precedenti si annetteva la ricchissima frazione di Milano 2, l'attenzione dell'opinione pubblica mondiale era, come è noto, rivolta altrove. È giusto dunque riepilogare quei drammatici avvenimenti perché a nessuno è consentito di ignorarli.

All'alba di quell'infausto giorno un commando di alcune centinaia di operai della Ercole Marelli di Sesto, supportati dai famigerati tecnici della Falck-DiLa (Divisione Lamiere), prendeva possesso con la forza della piccola ma opulenta Milano 2. L'opposizione dei residenti è stata inconsistente. Solo un vigilante dell'ingresso principale, che tentava di far fronte agli invasori con la pistola in pugno, ha ricevuto uno schiaffone in pieno viso e ora è ricoverato all'oftalmico di Monza dove rischia di perdere i Ray-Ban.

Ma le scene più odiose di violenza si sono avute allo Sporting Club di Milano 2 dove un ranger della Fa1ck- DiTu (Divisione Tubi) ha chiuso nella sauna un modello di Armani che ormai, dopo un mese di forzata permanenza nel fumoso bugigattolo, non potrebbe più sfilare neppure per Benetton 012. Le donne invece sono state rispettate. Non tanto per uno slancio di umanità quanto perché, essendo tutte ex indossatrici piatte come sogliole, agli operai sestesi gli facevano schifo.

Così, quasi senza colpo ferire, gli invasori prendevano possesso dei centri nevralgici della piccola e ricchissima comunità. Per prima cosa gli operai di Sesto occupavano Palazzo dei Cigni, dove sorgono gli studi televisivi di proprietà dell'emiro Jaber Ahmed al Berlusconi. Berlusconi, per sua fortuna, era all'estero. Per la delusione gli occupanti si abbandonavano allora al saccheggio: sono stati rubati 480 televisori, 397 videoregistratori e 510 personal computer che gli operai di Sesto hanno vandalicamente gettato nel laghetto antistante gli studi perché «si vedeva in bianco e nero e non si sentiva un cazzo». Prima di abbandonare il Palazzo della Televisione un operaio della Falck-DiDi (Divisione Diversificati) ha interrotto la trasmissione Ok il prezzo è giusto! per leggere un comunicato in cui si rendeva ufficiale l'annessione di Milano 2 a Sesto San Giovanni. Poi prima di andarsene si è scopato Iva Zanicchi per dimostrare che agli operai della Divisione Diversificati, a dispetto del nome, non è vero che non piacciono le donne.

Mentre la popolazione di Sesto si riversava nelle strade e in preda a una gioia incontenibile portava i propri figli a vedere gli alberi di Milano 2, gli asili nido e i campi da gioco, il mondo guardava sgomento il succedersi degli avvenimenti. La reazione non si faceva tuttavia attendere. Il primo a prendere posizione doveva essere naturalmente il sindaco della vicina Milano Fiori, Gladiolo Pillitteri, storico alleato dell'emiro Berlusconi. Con un furente e nello stesso tempo terrorizzato comunicato Pillitteri respingeva l'annessione e chiedeva aiuto ai paesi fratelli.

Cortina, Porto Cervo e Saint-Vincent erano i primi a rispondere offrendo ospitalità ai profughi di Milano 2. Dal punto di vista militare, il primo a muoversi è stato invece Raul Gardini che dava ordine alla sua flotta di lasciare immediatamente la Costa Smeralda per fare rotta sul piccolo emirato. I due Moro di Venezia armati di tutto punto (sulla tolda delle due navi si contavano ben 48 pistola, 24 per barca) erano la prima, risposta bellica alla provocazione di Sesto San Giovanni. Ma non sarebbe stata l'ultima. Dalla residenza estiva di Villar Perosa Gianni Agnelli accettava questa nuova sfida studiando una serie di sanzioni che avrebbero dovuto mettere in difficoltà i bellicosi operai sestesi. Mentre l'embargo voluto dall'avvocato iniziava a dare i primi frutti (nei supermercati di Milano 2 cominciavano a scarseggiare i kiwi e il filetto arrivava solo da Cinisello Balsamo che non aderiva al boicottaggio in quanto total­mente dipendente da Sesto San Giovanni) un rappresen­tante degli operai seste si compariva in televisione chieden­do un pubblico confronto con Berlusconi. L'operaio, cir­condato da bambini biondi, i figli delle ex indossatrici, che accarezzava odiosamente sporcandoli di grasso, dichiarava in uno stentato italiano che loro di lì non si sarebbero più mossi: «Al massimo al Berlusconi ci diamo Sesto e così chiudiamo il contenzioso».

Sarà sufficiente questa proposta ad aprire uno spiraglio alla trattativa? Lo vedremo nei prossimi aggiornamenti. In­tanto si riunisce oggi la Direzione del Pds. L'Ordine del giorno è: «Con Berlusconi o con gli operai? » Si sta tentan­do in extremis una mediazione.