Viale Monza 140

Viale Monza 140

I soci
di G&M
(da Viale Monza 140, Zelig editore, 1996)

La Bananas srl è la società che si occuperà della gestione del nuovo Zelig, quello che è stato ricostruito sulle mace­rie del Teatro Officina e che confina con il vecchio Zelig, del quale fino a ora si è trattato. Di questa società fanno parte un nucleo storico, diciamo così di fondatori, e una pattuglia di nuovi soci.

Il nucleo storico è così composto: Giancarlo Bozzo, Gino Vignali, Michele Mozzati, Sabina Darmiani, Paolo Rossi e Nico Colonna. I nuovi soci sono invece: Giorgio Gherarducci, Marco Santin e Carlo Taranto (cioè la Gia­lappa's Band), Lella Costa, Antonio Albanese, Aldo Ba­glio, Giovanni Storti e Giacomo Poretti (cioè Aldo Gio­vanni e Giacomo), Giobbe Covatta, Claudio Bisio, Ga­briele Salvatores, Raul Cremona (cioè il Mago Raul o Oronzo che dir si voglia), Dario Vergassola, Elio e le Sto­rie Tese (cioè Elio e le Storie Tese), Romeo Schiavone, Rino Messina, Gaber El Said e Roberto Bosatra.

Come si può dedurre dai nomi, a parte Rino Messina (che è un commercialista, laureato alla Bocconi con stage di specializzazione all'Isla della Juventud di Cuba), chia­mato perché faccia tornare i conti, Romeo Schiavone (che è un giovane e promettente autore) chiamato perché se no i conti non tornavano, Roberto Bosatra e Gaber EI Said (en­trambi esperti di menu, anche se dai sapori differenti), gli altri sono tutti comici legati a filo doppio con il vecchio Ze­lig. I motivi che hanno spinto a questa scelta sono del tutto evidenti: era importante che nella compagine sociale di Ba­nanas ci fosse una componente significativa di comici, cioè di coloro attorno ai quali e per i quali è stato costruito il nuovo Zelig. Bananas è in sostanza una specie di United Artists della risata, cosa che dovrebbe portare al locale competenza, prestigio ed esperienza. Si vedrà.

Per adesso la vera esperienza, unica e irripetibile (anzi, ripetibilissima a ogni convocazione), è stata l'assemblea dei soci. Quella che proponiamo qui di seguito è la registrazione della riunione avvenuta nello studio del notaio Garattoni il 1° giugno'96 alle ore 15.30. Era presente il consiglio di amministrazione al gran completo, cioè Giancarlo Bozzo, Rino Messina e Michele Mozzati (a cui era stato affidato il compito di tenere la relazione ai soci), e i soci Gino Vignali, Nico Colonna, Giorgio Gherarducci, Marco Santin, Carlo Taranto, Romeo Schiavone, Lella Costa, Paolo Rossi, Giacomo Poretti, Giovanni Storti e Raul Cremona. Erano assenti per motivi di lavoro Gabriele Salvatores, Giobbe Covatta, Dario Vergassola, Elio e le Storie Tese, Aldo Baglio, Claudio Bisio, Gaber EI Said, Roberto Bosatra e Antonio Albanese.

 

MICHELE: Prima di cominciare a leggervi la relazione del consiglio di amministrazione, vorrei anzitutto ringraziarvi di avere accettato il nostro invito a far parte di Bananas e spiegarvi perché abbiamo scelto per la prima riunione questa sede, cioè lo studio del notaio Garattoni ...

GIORGIO: Perché è il notaio dei culi!

(Risate di quasi tutti.)

MICHELE: ... So che sarà molto dura per me arrivare alla fine e ho già spiegato al notaio che questa non è propriamente l'assemblea della Gemina, quindi è preparato ad assistere a qualcosa di molto particolare ...

(Squilla il telefonino di Paolo Rossi che risponde e si avvicina alla finestra per parlare.)

RINO: Sarebbe bene per il buon fine della riunione che tutti staccassimo i telefonini.

CARLO: Calma con quel «tutti». lo il telefonino non ce l'ho e non lo voglio avere.

MARCO: lo invece ne ho tre ...

GIORGIO: Sì, ha un Telecom, un Omnitel e un Ciapel. ..

ROMEO: Cos'è?

GIORGIO: È il GSM dei culi!

(Risate di quasi tutti.)

GIOVANNI (rivolto a Romeo): Ciccio, vedo che ne devi mangiare ancora di michette prima di essere all'altezza di questa società.

MICHELE: ... Vorrei allora partire dall'inizio, da come è nata l'idea, come si è sviluppata, come si è trasformata in un vero e proprio progetto culturale. Dunque ...

(Nico, Giorgio, Marco e Giacomo fingono di addormentarsi. Paolo chiude la telefonata e si risiede sussurrando a Gino.)

PAOLO: Era Lucia. Dice che le hanno telefonato dalla Solbiatese dove gioca mio figlio Davide per dirle che l'Atalanta ha chiesto di comprare il suo cartellino. Incredibile, a sei anni e mezzo già chiedono il cartellino!

GINO: Be', certo che l'Atalanta ...

MICHELE: ... Non vorrei certo farvi perdere tempo ...

GIORGIO: Ecco, bravo!

MICHELE: ... discutendo sulla paternità dell'idea. Se cioè l'intuizione giusta sia stata di Giancarlo, di Sabina, mia o di Gino ...

NICO: Infatti l'idea è venuta a me!

MICHELE: Ripeto che è poco importante a chi sia venuta per primo, quello che è invece importante è il modo con il quale è stata accolta ...

(Squilla di nuovo il telefonino di Paolo. C'è qualche sospiro di insofferenza. Giacomo prende la biro sul blocco di Giovanni che gli blocca subito il polso.)

GIOVANNI: Ciccio, va' che la biro è mia!

GIACOMO: Ma sei scemo? A parte che non è tua ma che era sul tavolo con il blocco davanti a ogni posto…

GIOVANNI: Se era davanti a ogni posto com' è che tu non ce l'hai?

GIACOMO: Ma che cazzo ne so? Si vede che ne han messe due a un altro!

GIOVANNI: Scusate, qualcuno ha due biro? Nessuno? Visto?

GIACOMO: Va' che tu non sei normale, tutta 'sta storia per una biro in prestito.

GIOVANNI: Allora, se è in prestito, prima si domanda, poi si aspetta la risposta e solo alla fine si prende la biro. Si domanda prima, «pre», da cui prestito ...

GIACOMO: Lella, prestami la biro va' ... grazie ...

MICHELE: ... Vorrei anche che non vi sfuggisse il valore solo apparentemente simbolico del passaggio della nostra società da cooperativa, qual era fino a ieri, a esserrelle, quale sarà da oggi ...

(Paolo chiude il telefonino, si risiede e sussurra a Gino:)

PAOLO: Era l'Atalanta. Vorrebbero una risposta in tempi strettti, dicono che se non chiudono entro la fine di settimana prossima gli scade l'opzione con la Solbiatese e allora Davide potrebbe finire ovunque. Anche all'estero ...

GINO: E be', certo che l'estero ...

(Entra Raul Cremona, in ritardo di un' ora.)

RAUL: Con la sola imposizioni delle mani posso ungere la camicia e la cravatta del notaio.

MARCO: Siediti e non rompere i coglioni.

GIORGIO: Se tiri fuori le carte ti spezzo un polso.

RAUL: Grazie amici per l'accoglienza, anch'io non vedevo l'ora di essere con voi ...

MICHELE: ... Perché il problema non è solo la sala teatro. Anzi direi che il problema della sala teatro è stato ampiamente risolto. Il vero problema è un altro e sapete qual è?

MARCO: Sei tu!

MICHELE: ... Il vero problema è la sala del vecchio Zelig che non sarà più un cabaret, ma neanche un bar e neanche un ristorante. Eppure dovrà essere contemporaneamente un cabaret, un bar e un ristorante ...

CARLO: Che tipo di ristorante?

MICHELE: La discussione sui singoli particolari sarebbe bene lasciarla alla fine per non perdere il filo del discorso ...

GIOVANNI: E anche dalla bocca. Guarda che c'hai un filo di saliva...

CARLO: No, perché il ristorante è importante, contribuisce a creare l'immagine di un posto. Bisogna stare attenti ai particolare, alle contraddizioni che magari a un primo momento possono sfuggire. Per esempio, se al cabaret abbiamo Giobbe che dedica il suo spettacolo a Greenpeace per combattere la caccia alle balene, al ristorante non possiamo servire pesce spada alla griglia.

MARCO: Perché no? Greenpeace fa la battaglia per le balene, i pesci spada chi se li incula?

GIORGIO: Il notaio!

(Coperto dalle risate, squilla il telefonino di Paolo.)

GIOVANNI: Carlo ha ragione, e poi la griglia fa una puzza pazzesca, meglio gli spiedini. Magari offrendo un'alternativa ai vegetariani: (alza una biro) spiedino di calamari, (alza un'altra biro) spiedino di calamari di soia.

GIACOMO: Ha due biro! Va' chi era il bastardo che mi aveva ciulato la biro!

GIOVANNI: Ciccio, va' che la biro non è mica un cane che si affeziona al padrone, la biro è libera, non vuole legami, va' da chi la prende senza farsi tante domande.

RAUL (a Giancarlo sottovoce mostrandogli le carte sotto il tavolo): Scegli una carta che vuoi.

GIANCARLO (prendendo rassegnato una carta): Ma proprio a me che sono dieci anni che tutte le sere mi fai il torrone a fette con 'sti giochini ...

RAUL: L'hai vista bene? Adesso mischiala tre volte.

(Paolo chiude il telefonino e si risiede di fianco a Gino a cui sussurra:)

PAOLO: Era un certo Branchinio, o Branchino. Dice se Davide ha già un procuratore. Dice che i calciatori dovrebbero scegliere il procuratore prima di compiere sette anni per usufruire di una serie di sgravi fiscali previsti dalla legge De Martino per gli under-seven. Dice di non farsi illusioni gratuite, che però ieri è stato visto a Milano Van De Kerkove che da due anni allena i pulcini dell'AJax.

GINO: Be', certo che l'Ajax ...

MICHELE: ... Detto così sembrerebbe tutto facile, tutto risolto in partenza. In realtà non è così. C'è tutta una serie di piccoli problemi che vanno dal nome da dare ai panini fino ai criteri di selezione dei camerieri. A questo proposito vorrei rassicurarvi. So che molti di voi in passato hanno avuto modo di sollevare il problema del servizio di Zelig. Bene, questo consiglio di amministrazione, anche se non gli competerebbe, si assume la responsabilità davanti ai soci di garantire che tutti i camerieri del nuovo Zelig nessuno escluso, saranno ...

GIORGIO: Culi!

MICHELE: ... educati, motivati e di bella presenza! In una parola si volta pagina, se mi passate una metafora è finita l'era appassionante e pioneristica del bianco e nero, per Zelig comincia l'era del colore e del suono stereofonico ...

NICO: Lella, a proposito di bianco e nero, ho ancora sette scatti per finire il rullino che ho in macchina. Mi piacerebbe farli a voi artisti. Magari un domani, chissà, possono venire buoni.

LELLA: Volentieri, che problema c'è?

NICO: No, è che vorrei che le foto fossero più rubate possibile, squarci di vita di comici. Per esempio, Lella, ti spiacerebbe mentre fai finta di ascoltare Michele, sdraiarti sul tavolo e metterti un piede in bocca? Però senza toglierti la calza, cioè via la scarpa ma non la calza perché se no la foto sembra finta, costruita, perde in spontaneità ...

(Mentre Lella, perplessa, si sdraia sul tavolo e si mette un piede in bocca, Paolo si alza per rispondere al telefonino e Raul lancia un urlo di dolore perché Giorgio si è accorto del mazzo di carte e gli sta piegando il mignolo all'indietro fino quasi a toccargli il polso.)

CARLO: Non vorrei sembrare pedante, però il problema dei camerieri non è solo legato all'aspetto piacente, sul quale tra l'altro non sono mica tanto d'accordo. Vorrei che economicamente venissero trattati bene.

MICHELE: Questa volta raccolgo al volo l'interruzione di Carlo perché i suoi problemi sono stati i miei problemi. Vorrei tranquillizzarvi dicendovi soltanto una cosa: quando avevo quindici anni e stavo all' oratorio c'era un altro ragazzo che, come me, frequentava quel campetto da pallone, quelle docce, quegli spogliatoi. Sapete cosa fa oggi quel ragazzo?

GIORGIO: Il culo?

MICHELE: Il segretario nazionale della CGIL...

MARCO: E un bel chissenefrega non ce lo aggiungiamo?

LELLA (a Nico sdraiato per terra con il corpo inarcato e la macchina sul viso): Poffo togliermi il piede di bocca?

GIACOMO: Giova, ti sei ciuffato anche la biro che mi aveva prestato la Lella?

GIOVANNI: Allora Ciccio, ti ho già detto che le biro non appartengono, ma circolano liberamente, come le idee che fluttuano e si aggregano ma senza essere di nessuno.

GIACOMO: E com' è che le biro si aggregano tutte nel tuo taschino?

(Paolo si avvicina a Gino, con una mano copre il microfono del telefonino e gli sussurra:)

PAOLO: È Van De Kerkove. Digli per favore che non ci sono, prendi tempo, inventati una scusa, non voglio decidere dell'avvenire di Davide dal notaio Garattoni. Parlagli in inglese…

GINO: Be', certo che l'inglese...

(Gino prende il telefonino ma la comunicazione cade subito. Entra una segretaria dello studio con i caffé per tutti. Alla destra del notaio, visibilmente infastidito per le battute, è seduto Giorgio che sembra alla ricerca di un pretesto per recuperare. Lo intravede offrendogli lo zucchero.)

GIORGIO: Zucchero, notaio?

NOTAIO: Sì, grazie.

GIORGIO: Quanto?

NOTAIO: Due cucchiaini, prego.

GIORGIO: Ah, come i culi!

RAUL (a Marco): Scommettiamo che riesco a spezzare un cucchiaino con due dita?

MARCO: Scommettiamo che riesco a spezzarti due dita con un cucchiaino? Anche senza, se mi metto ...

(Nico sta tentando uno scatto impossibile: sdraiato sul tavolo ha davanti una tazzina e cerca di inquadrare Paolo attraverso il fumo che esce dalla tazzina del caffé. In quel momento squilla il telefonino di Paolo.)

NICO: Ce l'ho fatta! Giuro che se viene vinco il Pulitzer!

GIACOMO: Ce l'hai fatta a far che?

NICO: A fotografare lo squillo del telefonino attraverso il fumo della tazzina!

GIOVANNI: Hai fotografato uno squillo? Ciccio, va che è impossibile!

NICO: Infatti non ho detto: «vinco il Pulitzer», ho detto: «se viene vinco il Pulitzer».

GINO: Be’, certo che il Pulitzer ...

(Paolo sta parlando con qualcuno in una lingua incomprensibile, forse l'olandese. Fa segno a Gino con una mano che gli serve qualcosa per scrivere. Gino prende la biro di Giacomo che gli blocca il polso con uno scatto.)

GIACOMO: Eh no, Ciccio. Son mica venuto qui a farmi ballare la biro da tutti quelli che passano. Fattela dare da Giova che c’ha un allevamento.

(Paolo riattacca e si risiede di fianco a Gino.)

PAOLO: Indovina chi era?

GINO: Van De Kerkove?

PAOLO: No, era il nostro Editore. Dice di pensare se, da questa riunione, non si riesca magari a tirar fuori un libro per Zelig Editore.

GIORGIO: Ah l'Editore di Bisio!