Su la testa

Televisione

Scheda tecnica 

La vignetta

SU LA TESTA

1992-93
Raitre
Varietà
Ideato da: Gino & Michele e Paolo Rossi
Scritto da: Gino & Michele e Paolo Rossi. Con Giampiero Solari e Marco Posani.
Condotto da: Paolo Rossi con Cochi Ponzoni
Cast: Antonio Albanese, Aldo Giovanni e Giacomo, Antonio Cornacchione, Maurizio Milani, Gianni Palladino, Bebo Storti, Lucia Vasini, I c’è quel che c’è.
Regia di: Paolo Beldì

 

Vignetta regalata da Ellekappa a G&M
ai tempi di Su la testa

Descrizione 

 

“Dicono gli autori: ‘Non è un programma giornalistico e non è un varietà, non è un programma puramente critico e non è un programma arbitrariamente satirico, non è un programma girato in studio e non è un programma girato in piazza…’
Trasmesso da un teatro tenda alla periferia di Milano, il programma segna l’esordio in video di Paolo Rossi e della sua banda, che animano uno show innovativo, divertente e intelligente; i monologhi sono denunce acute, dai contenuti non qualunquistici, anche se colpiscono tu
tti e tutto. I nuovi comici ritraggono i modo paradossale vizi e manie degli italiani. Si parla di scandali, problemi sociali e razziali con sarcasmo, ironia, disincanto e a volte anche con poesia, quella corda in più che distingue Paolo Rossi dagli altri attori di cabaret.” (Aldo Grasso, Op. cit.)

Ndr La trasmissione fu fortemente voluta dal direttore di Raitre Angelo Guglielmi, che chiese a G&M, appena si fossero liberati dagli impegni televisivi con Fininvest, di costruire un varietà satirico. Dopo alcune tergiversie contrattuali, G&M riuscirono a ottenere il programma-spettacolo con il protagonista ideale: Paolo Rossi, col quale da anni lavoravano in teatro e che partecipò attivamente anche alla costruzione dello show. A Rossi si devono soprattutto l’impiego in tv di Lucia Vasini, Bebo Storti, Aldo Giovanni & Giacomo, il gruppo musicale dei C’è quel che c’è. Gli altri comici, tra cui l’irresistibile debuttante Antonio Albanese, provenivano dai provini e dalla programmazione del locale Zelig.
Su la testa (il titolo è di Paolo Rossi e andò a sostituire una prima provocatoria ipotesi: Popolo Bue) a detta di G&M è da considerarsi la loro trasmissione televisiva più atipica e “rivoluzionaria”. Nonostante gli ascolti relativamente contenuti si impose subito come una trasmissione cult. Registrata “live” in un tendone allestito all’interno di un centro sociale a Baggio, nell’hinterland milanese, Su la testa segna anche la scelta, poi divenuta irrinunciabile, di registrare varietà televisivi fuori dagli studi, con pubblico vero.

 

Recensioni 

Alessandra Comazzi
«Tivù&Tivù»
Piccolo video «Su la testa!» è passato Paolo Rossi
La Stampa, 8/2/92

 

HANNO fatto dieci puntate, come da contratto, e se ne sono andati: stanchi ma felici del franco successo ottenuto. Domenica si è chiuso il breve ciclo di «Su la testa!», e si è chiuso con una puntata molto bella, densa, piena di Jannacci e di ritmo (davvero, anche se Paolo Rossi si prendeva in giro da solo dicendo, come i presentatori veri: «Ritmo, ritmo, dobbiamo andare avanti, siamo in tanti»). Un'ora antologica, un'impennata dopo qualche segno di stanchezza delle scorse settimane, un pro-memoria per tutti coloro che ogni domenica, alle 11 meno un quarto, si piazzavano davanti a Raitre: «Dài, andiamo a casa che c'è Paolo Rossi». O, non potendo, registravano.


«Su la testa!», hanno detto molti, è stato il programma dell'anno. Certo è stato il più nuovo, il più fresco. Aveva subito colpito come una staffilata: superficialmente, per le parole, le cosiddette parolacce d'uso comunissimo, che vi venivano usate; poi per le altre parole che si dicevano, per una volta non vuote di significato (le avevano scritte Gino & Michele); poi per il protagonista, che soltanto i frequentatori dei teatri conoscevano: un Paolo Rossi che si è dimostrato ottimo personaggio televisivo, esaltato dalla regia di Paolo Beldì, che riusciva a valorizzarne ogni caratteristica, anche fisica. Soprattutto gli occhi: azzurrissimi, intensi, tristi e strafottenti. Poi vi compariva un gran numero di personaggi, tutti televisivamente nuovi, ognuno con le sue caratteristiche, i suoi tic, i suoi modi di dire: modi di dire puntualmente ripresi dagli spettatori. Poi c'era il ritorno di Cochi (detto Cochi & Ponzoni), un ritorno un po' defilato, fondato su due pilastri: la canzone del tacchino che. fa «Puli puli pu» (vecchio cavallo di battaglia ai tempi del cabaret con Renato), e la canzone dello «sputtanamento», sigla finale.

Ma del programma, colpiva soprattutto il programma, forte e nuovo. Che poi proprio nuovo non era, perché arrivava dal teatro. Infatti chi guarda poco la tv non si spiegava tutto il rumore nato intorno alla trasmissione. Gente (pare impossibile, ma ce n'è) che non ha mai visto Frizzi, che di Baudo in concorrenza con Mike Bongiorno se ne stropiccia, che non sa cosa siano i quiz e le telefonate da casa, che ignora Castagna e la sua piazza, prende questa busta o prende quella: all'improvviso, incuriosita dal gran parlare, accende la televisione e vede Paolo Rossi: va bè, tutto lì, perché stupirsi tanto, era già così in «Operaccia romantica». Certo, ma che cosa c'è intorno, sul video? La desolazione. Per forza poi si bada troppo a programmi come «Su la testa!» o «Avanzi». Con il passare delle settimane, pure le accuse di veterosinistrismo, per la banda di Rossi, si sono attenuate. Hanno vinto la poesia, la malinconia: ma non il disincanto. Perché a «Su la testa!», di speranza (almeno di raccontare storie) forse ne hanno ancora. Per questo smettono, per continuare ad averla.  

 

Recensioni 

Emanuela Pirella
«In tv»
Su la testa, italiani c'è ancora da ridere
L'Espresso, 25/10/ 92


Anche la televisione ha bisogno di serietà, soprattutto quando vuole essere piacevole e divertente[…]

E lavora con serietà Paolo Rossi, il bambino cattivo di "Su la testa". Si ride?

Certo che si ride. Ma non ci sono giochi di parole, né sosia. né travestimenti da donna. Non si accenna nemmeno alle tasse o ad Amato. Non si fa il verso a nessuna trasmissione televisiva. Si raccontano storie e umori milanesi, colti nella realtà giovanile di quartieri che si chiamano Quarto Oggiaro o Gratosoglio. Paolo Rossi e Gino & Michele scrivono contro i rischi del rincoglionimento. Ne raccontano i sintomi e mettono in guardia contro il contagio. Sognano una realtà all'incontrario, metà Zavattini e metà Dario Fa, in una delle poche utopie ancora circolanti in Italia.

Certo, volano parolacce in "Su la testa". Meno di quante sia possibile rintracciarne in natura. E parolacce diventano, in una prospettiva rovesciata, gli inviti all'amore, cantati dai finti giovani della Confindustria, gli inni all'arcobaleno di quando "torna il sereno". Il regista, Paolo Beldì, insegue la faccia di Paolo Rossi, ne coglie la grande energia comica, la voglia di battersi, le stanchezze. E non si può non ridere, quando il lavoro è così ben fatto, quando i giochi di parola sono così pochi.