Televisione
Scheda tecnica |
L'araba fenice 1988
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Descrizione |
“Il varietà riunisce lo stesso cast e ripropone con poche modifiche la medesima struttura di Matrjoska, contestato programma di Antonio Ricci mai andato in onda perché censurato dalla stessa Fininvest. Costruita sugli interventi satirici e sfrontati dei numerosi comici che vi partecipano, la trasmissione ha come sfondo culturale il mondo de cinema, rappresentato da due tipologie di registi agli antipodi, il “Vanzina” di Salvi e il Montecucco di Riondino, l’uno prototipo del regista di film di cassetta, l’altro caricatura del film engagé. La distanza fra i due è colmata dalle critiche impegnate di Silvio Orlando e dall’ironia colta di Eva Robin’s.” (Aldo Grasso, Op. cit.) Ndr Sia alla censurata Matrioska che all’Araba fenice (nata, come suggerisce il titolo, dalle sue ceneri), G&M parteciparono praticamente con lo stesso gruppo di autori di Drive in. Anche qui si occuparono di situazioni specifiche (per es. i pezzi di Silvio Orlando, che portarono in tv dal teatro) , oltre che della gestione collettiva del programma.
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Recensioni |
Beniamino Placido [...] [...]
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Recensioni |
Antonello Catacchio Si racconta che fossero necessari cinquecento anni all’araba fenice per risorgere dalle proprie ceneri in forma smagliante. Troppo poco quindi il mese a disposizione dei curatori di Matrjoska perché dalla vituperata trasmissione potesse rispuntare L’araba fenice leggendaria. Così gli uccellacci variopinti che dominano la nuova scenografia sembrano pollacchiotti ai quali siano state tarpate le ali perché non potessero prendere il volo. Italia 1 lunedì sera sembrava in preda di un attacco improvviso di schizofrenia. Un mese fa, un fiotto di latte e menta vomitato dallo Scrondo su un televisore, aveva scatenato reazioni molto più scomposte del gesto che le aveva provocate. Ed ecco che prima della messa in onda di L’araba fenice, Il senso della vita dei Monty Python, grazie a un palinsesto sbeffeggiante inonda i teleschermi con la più travolgente scena di vomito che la storia del cinema ricordi. Stranezze dell’emittenza, ma anche colpo basso agli autori della trasmissione, richiamati in qualche modo all’ordine ed assolutamente impossibilitati quindi a competere sul piano della trasgressione con i discolacci inglesi. Aveva le sue ragioni Ricci quando riteneva che il bailamme scatenato a proposito di Matrjoska l’aveva resa improponibile. Ma altrettanto inevitabile era che l’onda lunga attirasse l’attenzione su L’araba fenice. E qui affiora un pizzico di delusione. Smussate le asperità la nuova trasmissione risulta simpaticamente gradevole, ma ha perso la grinta originaria. Il presentatore marocchino ironizza sugli stacchi pubblicitari, surclassando Costanzo nell’annunciare i «Vu cumprà», e qualche videocassetta finisce in betoniera, ma le unghiate nei confronti della dilagante stupidità tv risultano stemperate. Lo Scrondo ha indirizzato i suoi maltrattamenti verso il perfido propinatore, Roversi ha intervistato Moana Pozzi per scoprire che non si tratta di pentitismo socioculturale, 16 bambolone 16 sono sbarcate per sollevare il morale della truppa, Abatantuono ed il cammello Roberto si sono insinuati per aggiungere un pizzico di novità, resuscitando la parlata del terrunciello. Eppure nell’insieme appaiono semplici iniezioni vitaminiche, incapaci di mascherare i segni devastanti che polemiche e amputazioni hanno lasciato sul corpo matrjoskeo della trasmissione. Un corpo che a sprazzi ha saputo ancora reagire, con alcune delle trovate intriganti previste per il contenitore bambolina: la storia di Croda, la cantante Matilde di Sabina Guzzanti, Pierino Brunelli, scocomerato autentico scovato da Syusy. Forse in omaggio al clima arabo della trasmissione, il cocktail fra vecchio e nuovo ad un primo assaggio risulta un po’ annacquato, il tasso alcolico appare modesto rispetto alle aspettative, ma non è detto che il prossimo shakeraggio non possa ridare il tono desiderato. |