Anche le formiche nel loro piccolo s'icazzano - Opera Omnia


Anche le formiche nel loro piccolo s'icazzano - Opera Omnia

(Baldini&Castoldi 1995)

 

 

Prefazione al libro di Oreste Del Buono


Finalmente, questa pubblicazione di tutto il formicaio di Gino & Michele mi fornisce l'occasione di ringraziare pubblicamente una brava persona che ha contato molto nella nostra vita. Questo benefattore di nome Paolo Mauri a cui saremo per sempre grati, il 26 gennaio 1991 pubblicò su la Repubblica nel settore culturale a cui presiedeva una precisa denuncia sotto il titolo «Le formiche di via Biancamano». La trascrivo pedissequamente, se non addirittura reverentemente. E anche, semplicemente, a trascriverla e, quindi, in qualche modo a rileggerla, mi dà un fremito di commozione. Recita, infatti, l'articolo:

«Lo sapevo che prima o poi qualcuno avrebbe approfittato della Guerra del Golfo per compiere qualche nefandezza di cui, in tempi normali, non si sarebbe macchiato a cuor leggero. Il qualcuno in questione è l'editore Einaudi, già molto serio e impegnato politicamente quando i ragazzi di via Biancamano si chiamavano Leone Ginzburg, Cesare Pavese e Italo Calvino e via elencando e oggi in vena di flirt non tanto col mercato del libro (non ci sarebbe nulla di male), ma addirittura col mercato del non libro, fino a oggi gadget dell'industria culturale più povera di idee.

«Sebbene si viva in tempi dominati dal pensierino debole è difficile accettare che, negli stessi tascabili che presentano al pubblico Proust e Balzac, si affacci un libretto firmato da Gino & Michele il cui titolo - citazione dell'umorista Marcello Marchesi - suona: Anche le formiche nel loro piccolo s'incazzano. Si tratta di una silloge di battute, sul tipo "la sai l'ultima", un tempo frequenti nell' editoria ferroviaria, né il paratesto di genettiana memoria (vulgo: la pre e postfazione) ci induce a mutare pensiero. Dicono i due autori presentando la loro fatica: "Sottilissimo è il filo che separa una buona battuta da una tremenda stronzata". […] 

«Intendiamoci: nessuno vuole condannare Gino & Michele e tutte le varie palestre umoristiche più o meno riuscite che abbondano oggi in Italia, tra carta stampata e spettacolo. Francamente pensiamo che l'Einaudi debba muoversi a livelli diversi e, se intende aprire le porte' all'umorismo, lo debba fare con un taglio diverso e senza inquinare il proprio catalogo. Non vorrei che fosse alle viste l'opera omnia del peraltro simpatico Raffaele Pisu con la prefazione di Norberto Bobbio ... ». 

A volte una stroncatura, se esasperata sino a superare i limiti delle convenzioni, può giocare a favore del libro che si vuole distruggere. Di fronte a certe intemperanze, la gente può anche inalberarsi, pretendere di giudicare di testa propria, insomma, esser di opinione diversa. L'istinto a fare il Bastian Contrario, per fortuna, è ancora abbastanza diffuso. Così feci un poco di fotocopie e le mandai in giro a gente che conosco. Evidentemente, la storia di Anche le formiche nel loro piccolo s'incazzano, tranne Paolo Mauri, la prendemmo tutti troppo alla leggera. A cominciare dalla Mondadori, che dopo aver pubblicato il terzo libro di Gino & Michele, forse delusa dall' andamento delle vendite, aveva rifiutato lo scartafaccio di battute varie prescelte dagli autori, per continuare con gli autori medesimi che mi avevano raccontato la cosa e, a mia richiesta, avevano affidato la loro opera a uno come me definito inaffidabile da più d'un manager, e precipitando così con me che inaffidabilmente avevo pensato di pubblicare Anche le formiche nel loro piccolo s'incazzano nei Tascabili Einaudi da poco assegnatimi come lavoro da un colpo di nepotismo di mio nipote Alessandro Dalai, da non molto diventato direttore generale o amministratore delegato o qualcosa del genere della casa editrice di via Biancamano. Sarà giusto parlar di nepotismo per un atto di favore usato da un nipote allo zio, mentre, di solito, si parla di nepotismo per un atto di favore usato da uno zio al nipote?

Nell' austera casa editrice torinese le perplessità furono risvegliate ben presto dal titolo stesso dell' opera che, sebbene fosse stato tratto dal Malloppo di Marcello Marchesi, umorista riconosciuto e patentato, non appariva adatto a figurare nel candore di una copertina Einaudi. Nonostante l'enunciazione di queste perplessità, anche la casa editrice, presa in altre difficoltà e lotte intestine, non aveva esercitato un sufficiente controllo. Si era accontentata, per rimuovere il fastidio di doverci pensar di più, di sostituire il verbo del titolo incriminato nella cartella contenente l'opera con una serie di discreti puntini in modo che risultasse Anche le formiche nel loro piccolo…

Ma si sa come vanno le cose. A un certo punto, se un testo inviso non è stato bruciato e ridotto in cenere, finisce inevitabilmente per imboccare la via della produzione, così c'erano state altre perplessità. Qualcuno, infatti, oltre a me, lo aveva finalmente letto ed era restato disturbato dalla libertà del linguaggio delle battute prescelte. Firme illustri o sconosciute parevano raccolte e proposte per mettere a disagio la casa editrice italiana dotata della maggior considerazione di se stessa. Ma ormai tutto andava avanti, inesorabilmente. All'ultimo, sulle bozze fu cancellata un'eresia grassoccia di eccessiva toscanità perché ormai tutti eran chiamati a dare il loro parere avverso. E si è detto persino che l'ultimo veto sarebbe venuto dalle donne addette alle pulizie notturne.

Il libro, comunque, uscì con il suo titolo tutto intero giusto per esser preso a cannonate da Paolo Mauri e, a parte quella stroncatura che si sarebbe detta definitivamente terminale, parve destinato a scomparire nel silenzio. Ma prima che scadesse un mese, voci inattendibili presero a sostenere che la moderata tiratura inaugurale era andata rapidamente esaurita. La casa editrice Einaudi, che aveva attaccato a pentirsi e a lamentarsi dell'offesa subita, si rifiutò almeno per un mese di procedere a una ristampa, e, quando fu costretta per venire incontro alle richieste, lo fece con parsimonia. Ma dovette immediatamente ristampare ancora, sia pur continuando a pentirsi e lamentarsi. Irragionevolmente, il successo dell' esile libretto andò crescendo sino allo scandalo. Lo compravano ragazzi certo scapestrati, comunque numerosi, ma anche vecchi ormai sull' orlo dell'abisso, per non parlare di quelli di mezza età e mezza tacca, alla ricerca di un minimo divertimento e di una qualificazione sociale. La diffusione era quella di una benefica influenza stagionale. Inutilmente le severe parole di Paolo Mauri venivano riprese dagli zelatori della purezza einaudiana violata, Anche le formiche nel loro piccolo s'incazzano aveva spiccato il volo e non rivelava alcuna intenzione di fermarsi. 

Che Gino & Michele avessero qualche ragione nella loro prefazione intitolata «Un gioco» a sostenere:

«Sottilissimo è il filo che separa una buona battuta da una tremenda stronzata. E’ così sottile che spesso, suo malgrado, il tempo si trova a essere giustiziere. Il tempo che ha rivalutato Totò. Lo stesso che seppellirà i troppi spiritosi di turno, assurti agli onori della comicità perché la gente oggi deve ridere, costi quel che costi. Eppure, in questa confusione d'abbondanza, c'è ancora qualcuno che il comico - inteso come genere drammaturgico-letterario -lo prende sul serio. Scrittori di una letteratura da sempre sottovalutata; registi di un cinema considerato - spesso anche a ragione - di serie B; disegnatori satirici e vignettisti salvatisi non si sa come dal vignettarismo dilagante; comici e autori televisivi che hanno intuito che la televisione è un mezzo e non un fine (e anche quando fosse un fine bisognerebbe mantenere lucidità per conoscerne i limiti). Questa gente che non ha mai certezze -  sottilissimo è il filo ... - ma molta curiosità della vita può darsi che non morirà. E con lei non morirà la battuta migliore di ognuno. Anche per ciò è nato questo libro: è un omaggio disinteressato a chi, tra i protagonisti di questo genere, ha avuto una folgorazione in tram o ha costruito a tavolino (esistono delle regole quasi matematiche anche in questo campo); a chi sa ancora misurarsi con un pubblico vero che ride (o non ride) davvero; a chi scrive senza vergognarsi di scrivere; a chi sa leggere e ascoltare senza vergognarsi di ridere - quando c'è da ridere ... »?

Nella quarta di copertina del loro terzo libro, Faceva un caldo torrenziale (Mondadori, 1986) Gino Vignali, quello con la barba e i baffi, e Michele Mozzati, quello con solo i baffi, ma più folti, si erano dichiarati «comici milanesi». In occasione del quarto libro precisarono ulteriormente:

«Siamo degli umoristi e non degli studiosi del comico. E proprio perché lavoriamo con i comici e per i comici ci siamo lasciati trascinare dall'istinto. Con Matteo Molinari, cultore del cinema comico e della tv "leggera", oltre che giovane autore televisivo, abbiamo scelto la strada più breve, ma anche la più sincera. Molte delle battute qui trascritte sono state lette, rilette, votate allo "Zelig", cabaret milanese di cui ci divertiamo a curare la programmazione. Una di esse (la n. 1) è stata votata da cento comici e dal pubblico come la "battuta del secolo". Ma era un gioco, come vuole essere un gioco (ovviamente nella sua accezione più "seria") questa stessa operazione editoriale. Tanto che le royalties di questo volumetto andranno a una fondazione dell'hinterland milanese che si sta battendo per l'integrazione di un gruppo di extracomunitari. Chissà se continuando a giocare riusciremo a restare almeno un po' bambini, come bambini sono rimasti i comici senza i quali questo libro non esisterebbe ... » […]

Nelle prime interviste Gino & Michele, più che dire, come avrebbero potuto, che il loro libro costituiva la sintesi, il bilancio della loro vita da «amici», preferirono insistere su questo concetto riduttivo del furto. «Anche le formiche nel loro piccolo s'incazzano è un titolo "rubato" come "rubate" sono tutte le battute - 540 - di questo libro ... » il libro ebbe un successo straordinario nel 1991, un successo che continuò sinché nel 1992 non uscì Anche leformiche nel loro piccolo s'incazzano. Anno secondo, con l'incipit identico a quello dell' anno precedente: «Sottilissimo è il filo che separa una buona battuta da una tremenda stronzata. Lo abbiamo scritto poco più di un anno fa. Dopo il successo del primo libro ne siamo sempre più convinti». Tutto uguale o quasi. Era cambiato l'editore. Non più Einaudi. Se l'esperimento formichesco fosse fallito, infatti, avrei potuto restare all'Einaudi a sorbirmi tutte le critiche dovute in quelle mitiche riunioni a cui da ragazzo avevo tanto sognato di partecipare, ma ormai non erano più frequentate da Leone Ginzburg, Cesare Pavese e Italo Calvino. C'erano altri ed era una noia mortale. Ma il successo era stato straordinario. E come avrei potuto convivere? Io, a dar le dimissioni sono abituato e ho proceduto secondo abitudine, uno sbaglio, e ciao, ma mi ha stupito e consolato che anche mio nipote se ne sia venuto via, riprendendo una vecchia sigla editoriale, Baldini&Castoldi, che da un certo momento in poi era scomparsa dalle librerie e facendone una nuova casa editrice per lettori e non lettori. Le Formiche. Anno secondo hanno pure avuto successo nel 1992, e successo hanno pure avuto Le Formiche. Ultimo atto nel 1993. Dopo il terzo volume Gino & Michele avevano promesso di non far più apparire formiche. Ma questo è il formicaio tutto intero, rivisto, integrato e futuribile, Gino, Michele e Matteo Molinari al meglio. L'edizione ne varietur da proporre come strenna natalizia. La nuova vecchia editrice va come non si poteva neppure immaginare nei sogni più sfrenati. Mio nipote Alessandro Dalai è un drago dell'editoria e al telefono mi dicono sempre che è in riunione. Gino & Michele sono diventati azionisti e anche loro partecipano sempre alla stessa o ad altre riunioni. Forse l'unico restato un poco a terra sono io. Lo so che negli affari non sono una cima. E, tutto sommato, non lo sono neppure nel resto. Ma questo non m'impedisce di ringraziare ancora una volta la vigorosa spinta che ci dette Paolo Mauri.

 

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